Al Nifontano B&B

Il Nifontano

Il Nifontano

Un rifugio nascosto, custode di secoli

Appena si oltrepassa il vecchio cancello, sembra di varcare una soglia invisibile nel tempo. Davanti si apre un rifugio segreto, intriso di storia e fascino, che sussurra memorie antiche al passo di chi sa ascoltare.

Il nome Nifontano trae origine dalle nove sorgenti (ad Novem Fontanas) che un tempo alimentavano il mulino, cuore vitale di questo angolo storico di Varese. Inizialmente un piccolo nucleo di cascine, il borgo assunse nel XII secolo un nuovo ruolo: accogliere poveri e pellegrini. Fu così che, per volontà di alcuni laici guidati dal frate ospitaliero Alberto da Brignano, nacque il primo ospedale medievale della città.

L’atto ufficiale di fondazione dell’Ospedale del Nifontano porta la data del 15 maggio 1173. L’acqua, risorsa fondamentale per la cura e l’igiene, determinò la scelta di quel luogo per costruirvi il ricovero. Non sorprende che i frati adottarono il motto della tradizione germanica Im Wasser ist Heil — “Nell’acqua è la salvezza”.

All’epoca, gli ospedali erano prima di tutto luoghi di ospitalità, più che di cura: il legame etimologico tra ospedale, ospizio e ospite racconta già molto. Per chi affrontava lunghi e impervi cammini, trovare accoglienza in un luogo simile rappresentava una benedizione.

Situato alle porte della città, lungo il tracciato della Via Francigena, il Nifontano fu un punto di passaggio cruciale per pellegrini diretti verso le valli varesine. Le cure erano affidate a conversi e suore, che nei momenti liberi lavoravano anche la terra. Col passare dei secoli, tuttavia, l’ospedale perse progressivamente la sua funzione originaria. Fino a quando, il 19 novembre 1567, l’arcivescovo Carlo Borromeo ne ordinò la fusione con l’Ospedale di San Giovanni, che divenne l’Ospedale dei Poveri.

Oggi, del Nifontano sopravvivono solo tenui tracce tra le antiche cascine. Le nove sorgenti che un tempo ne animavano il cuore sono state interrate, lasciando il posto a Viale Europa e alla modernità dei suoi edifici.

Ma la memoria di questo luogo resiste nel tempo, tra le storie tramandate e il fascino di un borgo che aspetta solo di essere riscoperto.