Febbraio 2020
L'8 marzo saremo a Fa' la cosa giusta! con gli amici della Via Francisca del Lucomagno, uniti dal filone comune dell’acqua e dello slow tourism!
Sarà un momento di condivisione, cultura e valorizzazione del bene più prezioso del nostro territorio: l'acqua che caratterizza il cammino e la storia del nostro B&B.
Venite a trovarci!
Ore 16:00
La Via Francisca è una vera e propria “Via dell’acqua” e simbolo di un nuovo turismo green.
Due fiumi, quattro laghi, altrettanti canali e un’infinità di torrenti, interamente accompagnata dall’acqua nei suoi 135 km che da Lavena Ponte Tresa al confine con la Svizzera portano a Pavia, sulla tomba di Sant’Agostino nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. Nel mezzo le otto tappe del cammino, dove l’acqua è sempre protagonista e testimone della storia e dello sviluppo di un territorio. Acqua che ha alimentato l’insediamento di popoli antichissimi e nel tempo ha dato impulso allo sviluppo industriale, ma che è stata spesso maltrattata.
La Via Francisca si apre sullo specchio d’acqua che si insinua tra Italia e Svizzera e che assume il nome di Ceresio o Lugano a seconda del lato da cui lo si guarda. Prosegue a Cadegliano Viconago nel parco dell’Argentera, dove il torrente Dovrana ha dato vita a un sistema di mulini che secoli fa permetteva di produrre la farina di castagne. Oggi questi mulini sono affrescati all’esterno e rappresentano un elemento di grande suggestione. Passa dai piccoli laghi di Ghirla (balneabile) e di Ganna con la sua torbiera. Quindi costeggia le sorgenti del fiume Olona per approdare a Varese dove l’omonimo lago ospita il più antico sito palafitticolo dell’arco alpino. Si immerge nella Valle Olona, dove la presenza di molte industrie per anni ha inquinato il fiume, passando dall’approdo dei Calimali, un luogo incantato gestito dall’omonima associazione che sorge tra l’Olona e gli stagni didattici.
Ancora acqua, passando sopra il canale Villoresi, opera idraulica che collega il Ticino all’Adda e che fu costruito più di 130 anni fa per portare acqua ai campi della provincia milanese. L’ultimo tratto della Via Francisca del Lucomagno si snoda dapprima lungo il Naviglio Grande, opera che porta acqua alla Darsena di Milano e rappresenta il canale più importante del sistema navigli reso navigabile da Leonardo da Vinci; quindi passa lungo il Canale Ticinetto, costruito nel XII secolo con scopi difensivi, e il Naviglio di Bereguardo. Sono opere che consentirono non solo di alimentare una fitta rete di irrigazione, ma anche di collegare commercialmente Milano con il Po. L’ultimo passaggio è il Ticino, il secondo fiume italiano per portata d’acqua, che viene costeggiato nell’ottava tappa fino al ponte coperto di Pavia.
L'acqua e' da sempre protagonista anche nella cosiddetta zona del Nifontano, l’odierno Viale Europa di Varese, da cui deriva il suo nome curioso Nifontano= Nove Fonti o Nove Fontane proprio perche' un tempo era luogo ricco di acqua.
In principio il borgo del Nifontano era composto da un modesto isolato di cascine che nel XII secolo fu un luogo di accoglienza e assistenza a poveri e pellegrini e, per volontà di un gruppetto di laici in particolare del frate ospitaliero Alberto da Brignano, si trasformò nel primo ospedale medioevale della città di Varese. L’atto di fondazione dell’Ospedale del Nifontano porta la data del 15 maggio del 1173.
La presenza della risorsa piu'preziosa: l’acqua, fu il motivo principale della creazione del primo ricovero per malati, fonte indispensabile per l’igiene sanitaria. Secondo la tradizione germanica, i cui popoli erano scesi più volte nelle nostre zone, il motto “Im Wasser ist Heil” (nell’acqua è la salvezza) fu acquisito dagli stessi frati ospitalieri.
A quei tempi gli ospedali accoglievano più che curare, (Le parole “ospedale”, “ospizio” hanno la stessa radice di “ospite” “ospitare”) e per chi affrontava i viaggi più faticosi e rischiosi, alloggiare in un ospedale era quanto di meglio si potesse augurare. Il Nifontano si trovava alle porte della città, in una zona di transito, sulla strada d'accesso alle valli varesine lungo il percorso della Via Francigena. Le cure del Nifontano erano prestate da conversi e suore che, nel tempo libero, lavoravano anche la terra. Siccome da un certo momento la regola che prevedeva di fornire cure e di lavorare la terra non fu rispettata, nel disinteresse dell’amministrazione, l’ospedale decadde al punto di non offrire più né un ricovero né, tanto meno, un’assistenza sanitaria, sebbene cessasse di esistere solo il 19 novembre del 1567, quando l’arcivescovo Carlo Borromeo decretò l’accorpamento della struttura con l’«Ospedale di San Giovanni», divenendo «Ospedale dei poveri».
Oggi del Nifontano esistono i resti nelle attuali cascine e le Nove sorgenti d’acqua sono oramai interrate per lasciare il posto al viale Europa ed ai suoi edifici commerciali.
Al Nifontano B&B trova la massima sinergia con il suo territorio, facciamo dell’accoglienza una passione e proponiamo un'ospitalità attenta all'ambiente cercando di sensibilizzare il viaggiatore ad atteggiamenti sostenibili soprattutto nei riguardi dell’acqua, come ci ricorda questo luogo magico .